L’8 marzo “un giorno da ricordare sia per le donne, sia per gli uomini”

La violenza sulle donne è un fenomeno ancora frequente nella nostra società dove le donne vengono discriminate, uccise e ferite sia fisicamente che psicologicamente. Il 31,5% delle donne di età compresa tra i sedici e i settant’anni hanno subito nel corso della loro vita forme di violenze dal punto di vista fisico e sessuale: il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro e il tentato stupro, causato da parenti, amici, ex fidanzati e sconosciuti.
Nel 2006 le violenze sulle donne avevano un’incidenza molto alta, ma col passare degli anni sembrava che le violenze stessero diminuendo, come possiamo notare dalla raccolta dati del 2014. Oggigiorno, si assiste ad una recrudescenza del fenomeno. Basta soltanto accendere la televisione ed ascoltare un telegiornale per rendersene conto. Per questo motivo molte associazioni e l’impegno politico hanno fatto in modo di sensibilizzare l’opinione pubblica su questo grave problema sociale e hanno istituito la data del 8 marzo come “la Giornata internazionale dei diritti della donna”, per ricordare sia le conquiste socio-economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state, e sono ancora, oggetto in molte parti del mondo. Ma la cosa più scioccante, è che oggi durante la pandemia da Covid-19 si registra un forte aumento di violenze e discriminazioni, anche tramite i social. Per via della quarantena siamo costretti a stare a casa e i maschi, quelli che mostrano avversità e nutrono un insensato senso di inferiorità verso il genere femminile, maltrattano le donne per sentirsi superiori. Anche i teenager, che sono emotivamente instabili e cercano di far parte di un gruppo, diventano emulatori, addirittura arrivando a mettere sui social le violenze inflitte alle loro coetanee e a farsene un vanto con gli amici. Purtroppo ci sono molte donne che non denunciano coloro che abusano di loro, per paura di ritorsioni o peggio ancora di essere uccise o di venire giudicate dalla società; altre decidono di non lasciare il partner violento perché, avendo dei figli e non essendo economicamente indipendenti, sono costrette a stare con il loro aguzzino, pur patendo grandi sofferenze. Non si rivolgono alla famiglia di origine per un senso di vergogna o perché non vogliono preoccupare i loro cari, si dimenticano di essere “esseri umani” con dei diritti.
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