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Australia

Alcune riflessioni al rientro dal mio soggiorno durato tre mesi. 

Una terra di 7 milioni e mezzo di chilometri quadrati, ventisei milioni di persone e, soprattutto, molto lontana da noi. Questa è l’Australia.

Nazione relativamente giovane, scoperta nel 1606 e definitivamente colonizzata dall’Impero Britannico dal 1770  poggia le sue reali basi su un continente antichissimo  a livello geologico, e questa è solo la prima, tra le altre,  delle contraddizioni che incontreremo nel  corso di questo articolo. Fino a duecento anni fa l’Australia era un continente  sicuramente ancora inesplorato, ma in realtà,  per molti, questo grande lembo di terra rimane ancora circondato da un alone di mistero, forse noto solo per la pericolosità dei suoi animali. Ma l’Australia, in realtà ,nasconde molto altro (non ce ne vogliano squali, canguri, ragni e koala) per questo cercheremo di fare più chiarezza.

L’Australia, o meglio, il popolo abitante dell’Australia prima della colonizzazione  era una società poco sviluppata rispetto alla nuova società egemone europea,  sempre più  spinta da un fiorente sviluppo industriale,  che stava rilanciando  il vecchio continente, era  “L’ignota terra australis”, come veniva chiamata all’epoca. Il processo di colonizzazione avvenuto negli anni   è stato caratterizzato anche dal sangue che ha macchiato la terra di conquista. Quel sangue molto spesso apparteneva a tribù locali.

 Ma gli anni sono passati e l’Australia passa ad essere nel giro di pochissimi secoli da società primitiva a un centro fiorente di cultura e sviluppo, si sintonizza sulla stessa frequenza delle potenze occidentali, “subisce”  la cultura britannica in molti dei suoi aspetti, che la  portano ad una grande processo di ammodernamento ,da un lato e dall’altro ,invece ,a quel fenomeno che, in questo momento, molti dei paesi europei stanno vivendo e che  fa molta paura ,cioè l’immigrazione. Non nascondiamoci, dall’oggettività dei fatti possiamo senz’altro affermare che il processo di crescita  industriale ed economica dell’Australia è attribuibile in gran parte alle correnti migratorie che hanno alimentato il paese (e che lo  stanno tutt’ora alimentando).  Prima dal Regno Unito poi da Olanda, Grecia  e Italia, successivamente dal medio Oriente e India  per non parlare dell’attuale flusso migratorio  proveniente dalla Cina e da tutto il sud est asiatico, l’Australia ha accolto popolazioni  e continua a farlo, sicuramente con condizioni che nel tempo si sono leggermente” irrigidite” ma che comunque non rappresentano un grande ostacolo se consideriamo le condizioni alle quali altri paesi consentono di stanziarsi permanentemente . Questo fenomeno migratorio ha disegnato il paese stesso il quale, al momento , ha circa il 97% della popolazione che ha discendenza  da famiglie d’oltreoceano. Queste importanti considerazioni sono fondamentali per parlare di quello che (almeno inizialmente) doveva essere il fulcro di questo articolo cioè il referendum indetto dal primo ministro Anthony Albanese , e avvenuto in Australia il 14 ottobre di quest’anno per riconoscere costituzionalmente le popolazioni aborigene e concedere loro una maggiore attenzione da parte  del governo per le leggi delle comunità. Quando all’inizio di questo articolo si parlava di tribù locali, il riferimento era proprio alle popolazioni aborigene, anche queste ,infatti, nonostante conquistate, sono dovute passare (obbligatoriamente ) dalla loro cultura alla cultura occidentale, ma questo cambiamento, avvenuto repentinamente, ha costituito un problema per le comunità stesse che travolte dalle novità dello stile di vita europeo hanno, in alcuni casi, subito le gravi implicazioni che questo stile  ha da sempre comportato, sono stati relegati (come se già non lo fossero) alla base della scala sociale Australiana.  In questo referendum  il 61 % della popolazione australiana ha votato  no, si è scelto di  far rimanere la situazione com’era.  Nel caso Australiano sembra che la situazione sia contraria a quella che sta avvenendo in molti Paesi, incluso il nostro. Infatti mentre nel nostro Paese parte della popolazione , probabilmente, non vede di buon occhio coloro che arrivano in cerca di un futuro migliore , in Australia chi è arrivato sull’Isola nel corso del tempo dalle varie parti del mondo ha deciso di escludere dalla loro Costituzione quelli che loro stessi chiamano “First Nations” (tradotto non letteralmente) i primi abitanti. A questo punto l’articolo non dovrebbe concludersi con una domanda ma questa potrebbe comunque lasciare qualcosa ai nostri  lettori. *Che senso ha ringraziare le popolazioni aborigene per aver “concesso” la terra su cui  sta avvenendo  un qualunque tipo di evento, sportivo, scolastico ecc. oppure chiamarli “primi abitanti” se poi non si riesce nemmeno a renderli costituzionalmente liberi? 

*(Spesso prima di eventi di qualunque tipo si ringrazia la tribù aborigena che precedentemente era in possesso del terreno su cui si sta svolgendo l’evento)

Federico Grosso 5F