Ai migranti

Oggi sono sbarcati più di un migliaio di profughi provenienti dalle coste libiche.

Oggi c’è stato un salvataggio di superstiti di un barcone,non si conosce il numero delle vittime.

Oggi un gruppo di profughi è stato respinto alla frontiera ungherese.

Oggi centinaia di profughi sono fuggiti da Mosul dopo due anni di terrore. Saranno ospiti dei campi profughi ma tenteranno presto di raggiungere l’Europa.

Oggi i cittadini hanno chiuso le strade di accesso al paese per impedire l’arrivo,deciso dalla Prefettura di una dozzina di richiedenti asilo.

Oggi protesta al centro di accoglienza della città.

Ecco sono i trafiletti di cronaca di un qualsiasi giorno che ormai leggono in pochi e che dimenticano in tanti se non direttamente coinvolti.

Eppure dei temi di migrazione sono piene le agende politiche, sono i cavalli di battaglia nei comizi elettorali.

Dall’Italia alla Francia, dalla Germania all’Olanda nessun candidato non fa rientrare nel suo programma il tema dei migranti.

Perché allora scrivere di un argomento e di notizie di cui sono pieni tutti i media?

Ne abbiamo discusso in redazione e insieme abbiamo capito che il nostro approccio doveva essere diverso.

Non solo bibliografie ma anche interviste,non solo informazioni ma anche incontro, non solo cronaca ma anche storie raccontate dai protagonisti, non solo ragione ma anche emozioni .

Gli incontri e le interviste che abbiamo in programma ci guideranno nella riflessione e nella conoscenza.

“Conoscere è un po’ morire” diceva Tommaso Campanella, una parte di sé scompare per lasciare il posto alla nuova conoscenza.

Non c’è forse migliore modo per indicare l’inclusione dell’altro.

Eppure è il più difficile, è ciò che più colpisce,smarrisce e spaventa.

Il nostro impegno,quindi non sarà solo quello di smentire i facili discorsi dell’uomo della strada ma dovrà essere un esercizio più complesso. L’obiettivo sarò quello di riuscire a far ascoltare,riflettere,includere,prima ai componenti della redazione e poi lasciare a loro il testimone.

Prof.ssa Maria Trisciuzzi

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