Da Roma alla Nuova Zelanda

mappa-2Sono molti gli studenti italiani che, soprattutto durante il quarto anno di scuola superiore, decidono di affrontare un periodo di studio in un paese straniero. Si tratta infatti di un fenomeno che si sta diffondendo sempre di più e che aiuta gli studenti a sviluppare una conoscenza più profonda della lingua inglese e ad essere più indipendenti e responsabili. E’ quindi un’esperienza di vita oltre che scolastica, perché permette allo studente di relazionarsi con culture e mentalità del tutto diverse da quella italiana e assumere così una visione cosmopolita, che fa aprire gli occhi su ciò che succede nel mondo.

Le mete preferite per questi viaggi sono gli Stati Uniti, l’Inghilterra e l’Australia; a cui seguono varie località europee.
Senza dubbio bisogna considerare anche le difficoltà che una scelta del genere implica, per esempio riguardanti la lingua o il fattore economico, ma ci sono molte guide e siti che aiutano i ragazzi fornendo consigli o riportando esperienze di altri studenti.

Noi dell’Urlo di Teresa abbiamo intervistato una ragazza, Nicol, che frequenta il quarto anno al liceo scientifico statale Newton qui a Roma, ma che attualmente vive in Nuova Zelanda.

Come sei venuta a conoscenza della possibilità di poter affrontare un viaggio di studio all’ estero?
<<Il mio caso è piuttosto particolare: non ho organizzato il mio viaggio con un’associazione, come fa la maggior parte dei ragazzi che decide di fare quest’esperienza, ma ho fatto tutto per conto mio dato che ho dei parenti qui che mi hanno potuto ospitare>>.

-E la tua scuola a Roma riconoscerà comunque il periodo di studio che hai condotto all’estero?
<< Sì, nel mio caso sono sei mesi di permanenza e la scuola ha il dovere di riconoscerli; è la legge.>>

-Si può facilmente intuire che, oltre la lingua, anche lo stile di vita sia molto diverso da quello italiano, hai avuto molta difficoltà ad abituarti?
<<Lo stile di vita qui è completamente diverso e ovviamente anche la lingua. All’inizio ho trovato difficoltà ad abituarmi a sentire tutti parlare in inglese ed era anche psicologicamente stancante, senza contare il fatto che tra Nuova Zelanda e Italia ci sono ben dodici ore di differenza e il fuso orario mi faceva sentire anche fisicamente stanca e scombussolata. Nonostante ciò nel giro di una settimana, più o meno, mi ero abituata e quando ho iniziato scuola, una settimana e mezza dopo il mio arrivo, è diventato tutto più facile.>>

-In che modo lo stile di vita è così diverso?
<<Magari per persone con una mentalità italiana è difficile da capire, ma è il modo di pensare che è differente e di conseguenza anche quello di relazionarsi con gli altri. Qui c’è un senso molto forte di comunità, dove tutti cercano di aiutare ed essere gentili con gli altri, indipendentemente dal rapporto che li lega.>>

-Quindi per te sarà stato anche più facile integrarsi a scuola.
<<Sì, molto di più di quanto lo sarebbe stato per uno studente straniero in una scuola italiana.>>

-Com’è organizzata la scuola?
<<L’organizzazione è completamente diversa: qui ogni studente segue sei materie che sceglie personalmente e che può cambiare ogni anno. La scelta è molto ampia e comprende delle materie che in Italia non vengono proposte, come musica, pittura o spettacolo. Mentre in Italia la scuola punta di più sul dare una preparazione generale qui si dà la possibilità allo studente di seguire solo le materie che gli interessano di più, approfondendole e focalizzarsi così su ciò che gli servirà di più nella sua vita.>>

-Anche il modo in cui i professori spiegano e svolgono le lezioni è diverso?
<<I professori sono decisamente più rilassati e meno preoccupati di finire il programma, anche perché in una classe di 20/25 alunni sono tutti molto coinvolti nella lezione, visto che hanno scelto personalmente quella determinata materia, e di conseguenza i professori non devono preoccuparsi anche di studenti poco interessati. Non si fanno delle proprie interrogazioni, piuttosto i professori fanno delle domande random durante la lezione. Invece si fanno dei compiti scritti alla fine di ogni argomento, come in Italia. Per quanto riguarda i compiti a casa, la quantità dipende dalla materia: ce ne sono alcune, come fotografia, arte, spettacolo e musica, che richiedono molto lavoro.>>

Domitilla Pavia IV F

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